Tele

Bisogna perdersi, per ritrovarsi.

Lo smarrimento. Poi il ritrovarsi. Identità che hanno percorso un cammino di riscoperta di se stesse. Questi sono i contenuti del progetto dell’artista Sara Zamperlin che parte dalla celebre fiaba dei Fratelli Grimm, Hansel e Gretel, e che attraverso studi, approfondimenti, incontri, interviste, giunge alla creazione dell’opera pittorica.
Questo è il terzo anno consecutivo in cui Sara Zamperlin si dedica al progetto più ampio sulle fiabe, il genere letterario che la pittrice preferisce. Con Alice. Le fobie nel paese delle meraviglie l’artista ha iniziato un percorso, che l’ha vista poi impegnata in Tu 6 Oz. Luci e ombre del meraviglioso Mago. Un percorso che vuole sviscerare il sottotesto della trama; cogliere l’umanità, la fragilità, le paure e i sogni dei personaggi delle fiabe. Quel livello reale che spesso sfugge a una lettura attenta solo alla storia narrata.
Dopo quindi avere affrontato tematiche come le fobie in Alice e i traumi ne Il Mago di Oz, in Hansel e Gretel il focus è lo smarrimento d’identità. Nella fiaba dei f.lli Grimm la natura fa in modo che certe tappe avvengano. Il bosco in cui si ritrovano Hansel e Gretel è il luogo del traum, del sogno, quindi dell’inconscio. E’ la dove avviene lo scontro tra pulsione e realtà, dal quale scaturisce l’io. E’ qui che avviene lo smarrimento, perché è solo perdendosi, che ci si ritrova.
Nel suo progetto Sara ha posto l’accento su questo aspetto. Associando lo smarrimento alla perdita di identità, ha cercato persone che avessero vissuto questa esperienza per poi ritrovare se stesse. Il carattere arrendevole del padre, che si lascia convincere dalla moglie nella scelta di abbandonare i figli; la freddezza della madre, che non è cattiveria, ma consapevolezza del gesto che sta per compiere; il coraggio di Hansel, che pur conoscendo la decisione dei genitori, non si lascia perdere d’animo e affronta la situazione; Gretel, che travolta dalle emozioni e dalla paura in particolare, si sfoga con le lacrime; infine la strega, compiaciuta del ruolo assegnatole dalla comunità, sono tutte caratteristiche che l’artista ha saputo riprodurre sulla tela. Ma non solo. Sara ha creato qualcosa di nuovo, esito dell’unione e sovrapposizione tra personaggio della fiaba e persona reale. Con il risultato di un ritratto quasi surreale, dove lo sfondo scuro richiama la notte, durante la quale avvengono i fatti più importanti della fiaba, mentre la luce ricorda la luna, che illumina i volti dei soggetti. Un messaggio positivo, di speranza, che si ripete in tutti i progetti di Sara, e che Sara ritrova in tutte le persone ritratte. Perché se lento è stato per ognuna di loro lo smarrimento, così lento è stato, ed è ancora, il loro percorso di riscoperta di sé.
Le fobie, i traumi, gli smarrimenti, così come ogni lato “imperfetto” di ciascuna persona, sono come una pagina di un libro della propria vita. La si può strappare via, lasciando un vuoto, oppure la si può lasciare, rileggere, capire. Ma comunque, che lo si voglia o no, senza quella pagina non ci sarebbero le pagine successive.
E Sara Zamperlin, quella pagina, la fa diventare un’opera d’arte.

(Giovanna Tondini)