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“Colature di resina scendono sul dipinto finito infrangendo la perfezione tecnica con un gesto finale, fisico, casuale e per questo terribilmente umano, come i volti di Sara Zamperlin”

Tutto inizia con un incontro.
I rapporti umani e la vita quotidiana sono gli ambienti ideali nel quale scoprire i soggetti adatti. Sara Zamperlin, infatti, non sceglie i propri modelli in base a canoni estetici predefiniti, ma va alla ricerca di un carattere deciso, di una personalità che la colpisca.
Poi passa all’osservazione. É un’indagine profonda e penetrante, a tratti quasi ossessiva. Quello che conta è ciò che sta sotto la facciata, l’energia celata dietro lo sguardo, le tensioni trattenute. Sara Zamperlin vuole liberare le pulsioni che agitano i suoi soggetti e dare voce alla loro anima.
Per andare oltre la maschera che ognuno di noi si costruisce, Sara sceglie la fotografia: tramite scatti successivi scava lentamente e fa emergere la vera indole dei propri modelli.
É solo a questo punto che si passa alla tela: una fotografia sarebbe troppo perfetta, troppo pulita e ordinata per rappresentare le emozioni che ci dominano.
Sulla tela i toni sono quelli del grigio, verde, azzurro, stesi quasi a monocromo a creare un’atmosfera intima. Siamo sotto la superficie delle luci e dei colori abbaglianti, Sara Zamperlin ci vuole portare al livello dello spirito.
Il grande formato amplifica l’intensità degli sguardi. Le pose, estremamente spontanee o del tutto costruite, mai banali, ci rivelano persone reali.
Colature di resina scendono sul dipinto finito infrangendo la perfezione tecnica con un gesto finale, fisico, casuale e per questo terribilmente umano, come i volti di Sara Zamperlin.

(Elisa Rubino)