Fotografia

“Non c’è nessuna spensieratezza infantile nelle Bambole di Sara Zamperlin. Sono opere che ci accompagnano ancora una volta a guardare dentro noi stessi, ci portano ad interrogarci sulle nostre sensazioni. Sul perché ci emoziona ancora, dopo tanti anni, un mucchietto di stoffa senza vita nel quale, forse, riconosciamo un’anima, la nostra”.

Dopo la serie Anime, Sara Zamperlin si concentra su ciò che di più distante ci può essere: oggetti inanimati che rappresentano fattezze umane, stereotipandole e riproducendole in serie. Bambole.
Eppure questi oggetti banali e infantili rievocano in noi sensazioni intense. In un lampo ci riportano alla memoria momenti vissuti, lacrime e risate.
E se ciò che amiamo trattenesse un po’ della nostra essenza?
Ognuno modifica e lascia un segno su tutto quello che tocca, sono proprio questi segni che Sara Zamperlin vuole indagare, perché ci rivelino la loro storia.
La scelta della Bambola non è mai semplicemente guidata dall’aspetto estetico, ma è ricerca concreta nei mercatini, dai rigattieri, nelle case di amici e conoscenti. Sono le emozioni a guidarla. Emozioni di altre persone che hanno stretto, baciato, lanciato, maltrattato, amato il proprio gioco.
La fotografia è il mezzo privilegiato da Sara Zamperlin per far emergere quello che l’occhio non può vedere. Grazie al filtro della macchina fotografica diventa possibile squarciare il velo dell’apparenza esteriore.
Le Bambole si trasformano in protagoniste vive.
Le foto riproducono immagini perfette, patinate: sfondo bianchissimo, luci nette, dirette ed intense, nessuna ombra, colori saturi e brillanti.
La realtà emerge solo attraverso i corpi che si presentano afflosciati, ricurvi, accasciati su se stessi, appesi, contorti in maniera innaturale.
L’arte di Sara Zamperlin si concentra costantemente su quello che l’apparenza ci nasconde, che deve essere trovato scavando in profondità. Se con la serie Anime ciò avveniva durante il servizio di posa, con Bambole è un processo fisico.
Sara Zamperlin si serve degli acidi per corrodere la stampa fotografica e liberare quello che c’è oltre la perfezione simulata. Fuoriescono così le emozioni diventando visibili anche ai nostri occhi. E come nella vita le reazioni delle persone non sono mai del tutto prevedibili e replicabili, così gli acidi non si possono controllare fino in fondo: ogni opera risulterà diversa dalle altre, anche partendo dalla medesima fotografia le emozioni espresse saranno uniche.
L’artista si affida alla pittura per questo ultimo delicato passaggio: con i pennelli guida e addomestica le sbavature rendendole atmosfera pulsante.
Non c’è nessuna spensieratezza infantile nelle Bambole di Sara Zamperlin.
Sono opere che ci accompagnano ancora una volta a guardare dentro noi stessi, ci portano ad interrogarci sulle nostre sensazioni. Sul perché ci emoziona ancora, dopo tanti anni, un mucchietto di stoffa senza vita nel quale, forse, riconosciamo un’anima, la nostra.

(Elisa Rubino)